Il Sito di Daniele Dattola

SCOPERTO SITO ARCHEOLOGICO PALEOLITICO INFERIORE TRA 750 E 800 MILA ANNI

 

 

 

 

SEB STRANGES

da Gazzetta del Sud pubblicata da Sebastiano Stranges Ellesmere il giorno sabato 6 agosto 2011 alle ore 15.39 ·

ritrovamenti a testimonianza di presenza umana in epoca molto remota.

ANCHE PALIZZI SITO ARCHEOLOGICO

Scoperti manufatti litici sul Monte Gunì sulla dorsale nord a monte del centro abitato. Le affermazioni del ricercatore Sebastiano Stranges

Palizzi nuovo ed interessante sito archeologico Sembrerebbe proprio di sì, secondo le affermazioni di Sebastiano Stranges, ricercatore ed attento studioso del settore. Stranges, che vive a Palizzi e lavora a Reggio Calabria, è ispettore onorario del ministero dei Beni Culturali e ambientali, ha dedicato agli studi archeologici oltre un ventennio, durante il quale ha scoperto numerosi siti riguardanti il primo periodo degli insediamenti stabili umani. “Il territorio comunale – afferma Stranges – è un sito dove si nascondono, visti i risultati, tesori archeologici. Abbiamo già scoperto dei manufatti litici sul monte Gunì, a nord dell’abitato, sulla dorsale che porta verso il territorio montano di Palizzi e Pietrapennata. Il ritrovamento è importante perché attesta la presenza umana in un’epoca così remota, da considerare l’infanzia dell’umanità”. – Chiariamo cosa sono i manufatti litici… “Gli strumenti litici che abbiamo trovato a Gunì sono due chopper (asce) unifacciali, ottenuti per taglio di un ciottolo nella porzione mediale e successivi ritocchi sulla cresta del taglio. Alcuni strumenti, somiglianti ai chopper appena descritti, sono stati rovinati dall’uso dei mezzi meccanici per i lavoro agricoli”. – Non le appare paradossale che gli stessi mezzi agricoli, attraverso lavori di sbancamento, abbiano reso possibile non solo il ritrovamento di manufatti, ma anche l’individuazione di una zona d’alto interesse archeologico. “Vero. Lo sbancamento, denudando lo strato geologico, ci ha consentito l’importante ritrovamento; tuttavia ritengo che, sotto la collinetta sabbiosa che s’é formata in seguito a questi lavori, si celi gran parte dei manufatti. Alcuni di questi, e qui entriamo nel merito dell’importanza della scoperta, sono collocabili al paleolitico calabrese. La datazione più prossima, nell’attesa che eventuali approfondimenti stratigrafici consentano una maggiore precisione, è presumibilmente di 750 mila anni. I ritrovamenti di Palizzi testimoniano la presenza dell’uomo sin da paleolitico arcaico, consentendo così di retrodatare, per la provincia di Reggio Calabria, la presenza umana a 750 mila anni. La datazione è ancora incerta, poiché – precisa Stranges – solo scavi e approfondimenti scientifici, con l’ausilio di strumenti e tecniche moderne, potranno fornire la giusta datazione”. – Può dirci se nel territorio, esistono tracce più recenti del paleolitico? “Soltanto il periodo neolitico, che va tra l’ottavo e il quarto millennio a.C., di cui in ogni caso esistono testimonianze (ceramiche decorate con rombi, losanghe, ecc.), entriamo nella Palizzi greco-romana, la cui presenza è quanto mai significativa. Per oltre venti anni abbiamo vagliato il territorio, discriminando le ceramiche tra quelle locresi e quelle reggine o calcidesi. Il tutto – chiarisce il ricercatore – per stabilire il confine tra Reggio e Locri, che abbiamo individuato a cavallo della dorsale che, dal monte Agrillei, porta fino ai Piani d’Aspromonte. Tracce consistenti della presenza greca le hanno rivelate cuspidi bronzee di frecce, ceramiche attiche e corinzie di pregevole fattura, oltre ai resti di templi, cinte murarie, ecc..” – Grazie a queste scoperte ed a quelle che verranno, dal punto di vista turistico Palizzi potrebbe decollare in maniera definitiva? “Ormai da qualche tempo esiste il cosiddetto archeoturismo, in virtù del fatto che l’Italia è piena di siti da visitare. Per quanto riguarda Palizzi, in presenza accertata d’individuazione di zone archeologiche, dovrebbero subito scattare i meccanismi di protezione previsti dalla legge. Dopo questo necessario passaggio, la sinergia tra pubblico e privato potrebbe fare il resto e compiere il miracolo di trasformare Palizzi in un’oasi archeoturistica di importanza nazionale. Tutto concorrerebbe – rileva il ricercatore – ad avvalorare l’ipotesi di un’auspicabile “esplosione” turistica: il posto, l’escursione climatica e l’enorme interesse scientifico compongono una triade vincente, a patto che la sinergia di cui abbiamo già parlato funzioni”. Giova ricordare che, tutti i reperti fin qui ritrovati, sono custoditi nel Museo di Reggio Calabria, mentre le ricerche effettuate da Sebastiano Stranges sono state condotte con l’ausilio di Luigi Saccà, in stretta collaborazione con la Soprintendenza archeologica reggina.

Pietro Parisi

 

 

Melito di Porto Salvo, li 28.2.12

 

daniele dattola

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