Il Sito di Daniele Dattola

Sierra Leone Cuamm Tito e Nunziella Squillaci in missione Umanitaria. Problema Ebola

Il problema esiste anche in Italia per la nota vicenda degli sbarchi, non è facile tenere tutto sotto controllo, l’ebola è diventata, quindi, una malattia potenzialmente pericolosa. Detto e ridetto stasera dalle principali reti televisive italiane.

Ecco ora cosa ha scritto Nunziella Squillaci da Serra Leone:

Ieri siamo stati in due PHU, Centri Salute Periferici, e precisamente a Gbondapi e a Sain Maden, a portare vario materiale sanitario, tra cui i bidoni con il rubinetto in fondo e la clorina, che diluita nell’acqua è l’unico disinfettante capace di sterilizzare le mani e gli oggetti venuti eventualmente in contatto con il virus dell’Ebola.

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Abbiamo ballato parecchio sulla jeep, perché il nostro autista, Kamanda, sulle strade dissestate è un vero kamikaze. Pensate che un bambino, per scansarsi in fretta, si è buttato in una cunetta laterale piena di acqua, riuscendo a salvare, dall’imprevisto bagno, solo la testa. Per non parlare delle inalazioni di clorina in polvere che abbiamo subito a causa degli sbalzi, che ci hanno disinfettato i bronchi e gli occhi. In uno di questi villaggi, sul fiume Moa, fino al mese scorso si teneva il più grande mercato di pesce della Sierra Leone, purtroppo in questo periodo ci sono solo gli scheletri delle bancarelle. Il mercato, infatti, è stato sospeso dalle autorità per limitare le occasioni di contagio, con grave danno economico per la gente già tanto povera.

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Dopo la visita ai villaggi siamo andati a Bo, la cittadina più vicina, per fare un pò di spesa e dopo un mese, in un ristorantino libanese, abbiamo mangiato una coscia di pollo, un pò rinsecchita, eppure buonissima anche se piccantissima. Abbiamo visto gli uffici delle società che commerciano in diamanti, ricchezza e causa della terribile guerra che ha insanguinato questa terra. Come tante altre regioni dell’Africa, infatti, la Sierra Leone è ricca di materie prime, che però non producono ricchezza per la popolazione, ma solo per le elite locali e per le grandi multinazionali.
Tornando a casa ho letto la lettura del giorno, il secondo capitolo di Michea: “Tramano il male perché in mano loro è il potere”. Ho ripensato al traffico dei diamanti e a quante volte ci commuoviamo (e facciamo bene a commuoverci) davanti ai bambini denutriti o mutilati, vittime della cupidigia e della violenza umana, vittime della fame di potere e di denaro, e ci indigniamo (e facciamo bene ad indignarci) con chi li ha ridotti in quello stato. Poi però dovremmo guardarci in faccia, poi, dovremmo guardarci dentro e scopriremmo una grande verità: la nostra cupidigia, i nostri compromessi, la nostra fame di potere e di denaro, la nostra incapacità a dire “BASTA!”, non mettendogli una mano sulla spalla, ma indossando noi i panni dell’oppresso, del maltrattato, del derubato, del violentato.  Solo allora, portando la croce, ne sentiremo tutto il peso; solo facendoci inchiodare, ne sentiremo tutto il dolore ma anche, solo “insieme”, giungeremo all’alba della resurrezione.  Non possiamo pensare di alleviare le sofferenze, di portare la pace, di combattere le ingiustizie arricchendo sempre più la nostra prigione. “Non si possono servire due padroni” (Mt 6,24).
Quando ci crediamo più furbi degli altri, noi costruiamo sulla violenza. Quando accettiamo il compromesso, noi distruggiamo la pace dentro e fuori di noi.  Quando agiamo nell’ombra, noi crocifiggiamo qualcuno.                               Quando taciamo la verità, noi perpetriamo l’ingiustizia.

C’è fame nel mondo.                                                                                                                                                                Ogni briciola di onestà, di rispetto, di correttezza, ogni briciola,  anche la più piccola, serve a nutrire quel corpo martoriato, affamato, avvilito.
20 Luglio. Oggi, prima di entrare in chiesa, ci hanno fatto lavare le mani con la clorina, anche sul cellulare arrivano messaggi di prevenzione ed informazione sull’Ebola. Da oggi, per disposizione del governo ogni luogo pubblico deve essere attrezzato di bidoni e clorina. Anch’io l’ho comprata per disinfettare soprattutto gli indumenti dell’ospedale, e mi dicevano che è bene usarla anche per il corpo. Pomeriggio siamo andati a trovare padre Martin, non c’era, era andato a trovare i parrocchiani, abbiamo visto dall’esterno la struttura parrocchiale, è grande ma ridotta in condizioni veramente pietose. Al ritorno Tito si è fermato in ospedale, perché ci sono tre bambini in coma da malaria cerebrale. Dopo qualche ora, non vedendolo arrivare, ho incominciato a preoccuparmi e, quando mi preoccupo, mi ricordo che ho un’arma (che certamente dovrei ricordarmi più spesso di usare): la preghiera. I bambini che conoscevo sono stazionari. Ma ne è arrivato un altro, hanno lottato per salvarlo… non conoscerò mai il suo nome, nè il suo volto.
25 Luglio. 5 anni, 11 kg, emoglobina bassissima, l’addome molto dolorante, malaria e una perforazione dell’intestino da circa un mese, forse dovuta ad un tifo non curato, un caso difficilissimo quello di Kadì.

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Innanzitutto bisognava migliorare le condizioni generali e poi intervenire chirurgicamente. Così è stato fatto, da Paolo, il chirurgo, e dopo aver temuto ancora, a qualche giorno dall’intervento, per varie complicazioni, grazie a Dio, tutto si è risolto con le sole cure mediche e senza dover reintervenire. Kadì ce l’ha fatta!

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È stato bello vederla seduta e poi camminare, anche se con grande difficoltà, perché era molto debole. È ingrassata di 3 kg dopo l’intervento, ora finalmente guarda con attenzione i disegni che con Charls, l’artista, abbiamo fatto nella stanza in cui lei ed il papà sono  allocati e qualche rara volta accenna ad un sorriso.

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La parete della prima stanza è stata completata e l’abbiamo dedicata a mio nipotino Giovanni, tutte e tre le stanze, infatti, sono state offerte ai bambini della pediatria del distretto di Pujehun dai suoi genitori. Prima di iniziare il lavoro, ho chiesto a Giovanni di pregare, perché in quella stanza non morisse nessun bambino e ci hanno messo Kadì, in condizioni disperate, ho pensato: “Pazienza, era un bel desiderio ed auspicio il mio, comunque sia fatta la volontà di Dio”. E Dio ha voluto ascoltare le preghiere di Giovanni.
Da due giorni stiamo lavorando in un’altra stanza vuota e Kadì, silenziosa, ci segue, si siede o si corica in uno dei lettini liberi e guarda. Io, pensando di farle cosa gradita, ho invitato Sira, una bimba molto estroversa, della sua stessa età, che sta in un’altra stanza insieme ad altri bimbi ustionati come lei (Sira, però, è in via di guarigione) e, in un certo senso, hanno fatto amicizia.
Sira parla per due, Kadì ogni tanto accenna ad un sorriso. Sembra molto più grande della sua età, diresti una donna provata dal dolore.
Ho saputo che le è morta la mamma, ma il papà la segue con grande attenzione e tanto affetto. Sono poverissimi. Te ne accorgi dai vestiti che hanno addosso e dalle “lapa” che hanno portato, tutte vecchie e lacere, nondimeno il papà con tanta pazienza le lava e le usa per coprire la bambina.

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Pujehun,li 01.8.2014

                                                                                    Nunziella Squillaci x daniele dattola

3.8.14

Nunziella da Pujehun – Sierra Leone –

Caro Daniele Tito non ha avuto neanche il tempo di guardare il tuo sito, dal 28 mattina, giorno del suo 60° compleanno ad oggi si sono susseguiti tanti casi di malaria cerebrale ed altre patologie gravi, per cui lavora quasi senza sosta mattino, pomeriggio, sera e ogni notte si alza per andare a controllare i bambini. Non so quanto potrà reggere così, è già dimagrito tanto. Ieri per es. è scappato senza fare colazione, perché l’hanno chiamato per un nuovo caso ed è tornato a casa alle 4 del pomeriggio ha mangiato un piatto di pasta e basta ed è ripartito. Ieri sera dopo tre sere che sua sorella provava a chiamare alle 22 e non lo trovava, finalmente ha potuto parlare con lui, che stava mangiando un piatto di lenticchie e poi…basta. Subito dopo è ritornato in Ospedale. Il giorno del suo compleanno erano passate quasi  le 15 quando è arrivato a pranzo, (il giorno del suo compleanno) avevo preparato un bel pranzetto ed invitato gli altri cooperanti e Charls l’artista che mi sta aiutando a dipingere le pareti dell’Ospedale. Angela che è arrivata da Lametia Terme alcuni giorni prima per fare uno studio per la sua tesi di master in cooperazione internazionale gli ha portato in dono…pensa…il capicollo, che tutti hanno gradito tantissimo, e vorrei vedere…ha mangiato e poi è ripartito. Quella notte hanno deciso di fare i turni per ventilare un bambino Patrik, che però non ha mai ripreso a respirare…e l’indomani è volato via, come la bellissima farfalla che quella mattina si trovava in Ospedale.

L’Ebola è un altro problema, sono state prese alcune misure di sicurezza, ma la cultura locale è un po’ restia a comprendere nonostante se ne parli dappertutto su prevenzione e attenzione. Ci sarebbe da scrivere un libro su questo, forse Angela ci farà la tesi e sarà interessantissima. Fra qualche giorno arriverà un esperto del CUAMM, che valuterà i rischi e si deciderà il da farsi, non è escluso che ci rimpatrino sempre che in Italia ci vogliano…Intanto a me diciamo che mi hanno quasi proibito di andare in Ospedale, ma io andrò finché non finisco i disegni tanto è comunque impossibile evitare ogni contatto con tutti. Saluti

Nunziella Squillaci

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