Il Sito di Daniele Dattola

Reggio Calabria MArRC Convegno Internazionale “I Bronzi di Riace e la bronzistica del V° sec. a.C.”

Reggio Calabria giovedi 25 Ottobre 2018, alle ore 9.30, si è svolto un’importante Convegno Internazionale presso il Museo Archeologico Nazionale, Sala Piazza P. Orsi, con prosecuzione giorno 26 presso l’Aula Magna dell’Università di Messina, su: “I Bronzi di Riace e la bronzistica del V° secolo a.C.”.

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L’importante evento,  è stato organizzato dal Prof. Eligio Daniele Castrizio docente universitario del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università degli Studi di Messina, nonché Componente del Comitato Scientifico del MArRC,

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ed è stato patrocinato dall’Università della Calabria, Università degli Studi di Messina e dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. I partecipanti (la Sala era gremita da Autorità politiche e scientifiche) sono stati accolti e salutati dal Direttore del Museo Dr. Carmelo Malacrino, che in queste cose ha dato grande dimostrazione di una capacità manageriale unica e importantissima, aprendo il Museo a numerosissime iniziative di grande rilievo e valorizzando i reperti fin dal 2016 anno in cui è stato nominato, facendo crescere lo stesso tanto da diventare punto di riferimento nel nostro territorio. Un uomo che ha le idee chiare su come condurre, in modo magistrale le cose, che sta mettendo alla luce reperti che prima erano tenuti ben custoditi nei meandri sotterranei, quindi complimenti al Dr. Malacrino che col suo gioco di squadra ha fatto del Museo un punto di riferimento importante del nostro territorio metropolitano e dell’intera Italia.

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Il tema della prima sessione è stato. “Inquadramento Storico Archeologico”. I saluti istituzionali, in una Sala Orsi strapiena di studiosi, giovani e appassionati di tale materia, sono stati portati da Nicola Irto Presidente del Consiglio Regionale,

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da Irene Calabrò, Assessore alla Cultura e alla valorizzazione al patrimonio che hanno lodato le iniziative di Malacrino relative a tutti i reperti della Magna Grecia e in particolare ai Bronzi di Riace che arricchiscono la città metropolitana di Reggio Calabria di turisti visitatori del Museo. In Sala in prima fila il Giudice Viola e tante altre Autorità politiche e amministrative.

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Durante i saluti è stato consegnato il premio Anassilaos a Elena Korka. Sono intervenuti anche il pro-Rettore dell’Università degli stranieri “Dante Alighieri” Antonino Zumbo. In Sala anche  H. Koichi (Unversità Cristiana Internazionale di Tokyo che ha trattato il tema tra Argos e Roma: probabile cambiamento del senso accordato ai due Bronzi di Riace”.

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I lavori sono stati aperti dalla Prof.ssa Maria Caltabiano Caccamo docente in Scienze archeologiche e storiche dell’Università degli Studi di Messina che ha trattato i temi dei Bronzi con una magistrale relazione, bravissima.

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A Lei voglio dedicare questa immagine

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E’ intervenuto anche il Prof. A. Arcudi dell’Università di Berges che ha trattato: “Pitagora di Reggio. Vita e opere di un artista magnogreco”

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ed prof.ssa E.Caliri dell’Università di Messina con: “Osservazioni sul Catalogo delle statue di Taziano”.

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Infine la relazione magistrale del Prof. Eligio Daniele Castrizio che attraverso un excursus ci ha portati passo passo alla conoscenza della Sua Teoria che tra tutte sembra la più vera e percorribile. Cerco di riproporvela, Castrizio non me ne voglia….chiedo venia.

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Il prof. Castrizio   cita un grande del Passato, Pitagora di Rhegion, il più grande scultore in bronzo dell’Occidente greco. La sua bravura derivò dalla scuola del suo maestro Clearco di Reggio. Produsse statue colossali in bronzo vedi lo Zeus Altissimo, nel tempio di Atena Calcioico a Sparta. Altre opere furono i bronzi, raffiguranti le vittorie nei giochi panellenici degli atleti 480 e 448 a.C.. Pitagora fu il primo a riprodurre i tendini e le vene e il primo a trattare i capelli con migliore diligenza degli altri, suddividendoli con precisione.

 Castrizio entra nel merito dei segni specifici che si vedono nei bronzi, precisa che lo scultore ha realizzato la raffigurazione simbolica piuttosto che quella naturalistica, infatti nessun guerriero è mai andato in battaglia nudo e senza corazza, quindi ha rappresentato due eroi,  i cui elementi  restanti servono a dimostrare la loro definizione. In sostanza Castrizio afferma  che:

il Bronzo A era portatore (attraverso i segni che si vedono nella testa di un elmo corinzio, portato rialzato sulla fronte, per far  vedere bene la faccia (altrimenti diversamente oscurato in volto), una lancia e uno scudo oplitico.

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il Bronzo B,  una korinthie kynê (costituita da una cuffia, chiamata in greco kynê, e da un elmo di tipo corinzio), una lancia e uno scudo oplitico.

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Tutto questo dimostra che il Bronzo A è un guerriero, come mostrano l’elmo, lo scudo e la lancia;

il Bronzo B è un guerriero, per l’elmo, la lancia e lo scudo, dotato di autorità militare, come dimostra la kynê, che era il segno caratteristico del comandante e del re. Tutti elementi compatibili con il periodo risalente al V° sec. a.C.

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Infine il Prof. Castrizio sostiene che le due statue sono confrontabili con una scena con 5 personaggi raffigurati su vari reperti archeologici che rappresentano il mito del duello finale fratricida, tra Eteocle e Polinice, del grande poeta Stesicoro di Metauro, in cui Giocasta (La madre) tenta di dividere i due figli nel momento in cui essi  lottano uno contro l’altro affrontandosi.

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La scena (individuabile su un apprezzabile numero di sarcofagi attici, formelle in terracotta e urne cinerarie) mostra tutti i personaggi presenti : i due guerrieri si fronteggiano, mentre la vecchia madre, che ha scoperto i seni per ricordare a entrambi di essere fratelli e di avere succhiato il medesimo latte materno, tenta di frapporsi; alle spalle di Polinice si vede sua sorella Antigone; accanto a Eteocle si riconosce il vecchio Creonte, fratello di Giocasta e zio dei due uomini.

Ecco, quindi, la Teoria sostenuta dal prof. Castrizio

Gli studiosi hanno messo in relazione tale scena con un gruppo statuario celebre fino alla tarda antichità, di cui ci dà notizia il polemista cristiano Taziano l’Assiro, vissuto nel II secolo d.C. Lo scrittore, nella sua opera Oratio ad Graecos, (34, p. 35, 24 ss. Schw. = Overb. 501), composta dopo il 165 d.C. a Roma, dove Taziano viveva quale discepolo di San Giustino e membro della locale comunità cristiana, scrive: “Come non è difficile (credere) che teniate in onore il fratricidio, voi che, vedendo le figure di Polinice e di Eteocle, non le ponete in una fossa insieme al loro autore Pitagora, cancellando il ricordo di tale delitto!”.

Osservando i personaggi presenti nella scena, si nota come i due fratelli, Eteocle e Polinice, siano molto simili ai due Bronzi di Riace: infatti i due fratelli sono simmetrici come in un gioco di specchi con i bronzi. Presente anche la smorfia digrignante di Polinice che è la stessa di quella della statua A.

Infine L’ultima questione relativa ai Bronzi è il loro rinvenimento a Porto Forticchio, nel Comune di Riace. Per risolvere questo enigma, occorrerà ripercorrere, sia pure velocemente, le tappe del gruppo statuario di Pitagora Reggino:

La terra di fusione rinvenuta all’interno delle statue attesta che le opere furono realizzate ad Argos, nel Peloponneso, dove Eteocle e Polinice venivano venerati come eroi;

Durante la guerra contro Mitridate, re del Ponto, e poi ancora nel corso della guerra civile tra Mario e Silla, entrambe nella prima metà del I sec. a.C., Argos venne saccheggiata dai Romani, che portarono a Roma le opere d’arte più significative;

Durante l’età di Augusto, lo scrittore Pausania il Periegeta non vide ad Argos il gruppo dei “Fratricidi”, che era evidentemente già a Roma;

Nel 92 d.C. il poeta Stazio vide il gruppo a Roma e lo descrisse in modo puntuale nella “Tebaide”;

Nella prima metà del II sec. d.C., il bronzo B venne sottoposto a un importante lavoro di restauro, che consistette anche del ripristino del braccio destro, previo calco dell’originale andato danneggiato, oltre che di altri aggiustamenti alle labbra;

Verso il 165 d.C. il cristiano Taziano l’Assiro vide i Bronzi ancora a Roma.

Tra il 165 e il 1972 abbiamo il silenzio assoluto delle fonti, tranne che per il particolare della grossa parete di pithos tardoantica ancora posta tra la mano destra e la coscia del Bronzo A, che permette di ipotizzare un ultimo viaggio dei Bronzi, da Roma verso Costantinopoli,

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quando Costantino il grande, agli inizi del IV sec. d.C., trasferì nella nuova capitale dell’impero l’intera collezione imperiale di opere d’arte che si trovava a Roma, come testimonia il libro II dell’Antologia Palatina, dedicato alle statue del ginnasio di Zeuxippos, dove forse anche i Bronzi sarebbero stati esposti. Fu in questa occasione che la nave oneraria che li trasportava, fermatasi nel Porto di Kaulonia, oggi Porto Forticchio, venne investita da una mareggiata e andò a sbattere sulla diga foranea, disperdendo il suo carico”. Il Convegno dopo è proseguito per tutta la serata e il giorno dopo a Messina con i temi della II° sesione: “Tecnica, Restauro e Archeometria”. Con importanti relatori tra cui T. Matsumoto, H. Koichi che hanno trattato il tema sulla costruzione dei due bronzi.

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Concludo dicendo complimenti agli organizzatori, in modo particolare al Prof. Daniele Castrizio e al Dr. Carmelo Malacrino eventi cosi importanti vanno ripetuti, mi permetto tra l’altro di ricordare quello organizzato dagli stessi inerenti le Monete della magna Grecia (Nomisma) quindi congratulazioni. il servizio non può che concludersi con la foto finale che la dice lunga sulla vita, sull’amicizia e sulla fatica…complimenti.

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Guardate La galleria fotografica qui di seguito

Reggio Calabria, li 25.10.18

daniele dattola

 

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