Il Sito di Daniele Dattola

Melito Rotary club RC est convegno: “I Bronzi di Riace”

Melito 18.6.2017, alle ore 19.00 presso la Sala congressi di via del Fortino ha avuto luogo un Convegno sui Bronzi di Riace.

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In questa Melito sonnacchiosa, in crisi, che perde continuamente pezzi in ogni settore, il Rotary club Reggio Calabria Est, ha sapientemente organizzato un Convegno sui Bronzi di Riace di alta cultura. Il cui tema è: “I Bronzi di Riace – quando la perfezione dell’Arte incontra la storia calabrese”. Il Convegno ha avuto inizo con il benvenuto del prefetto Rotary Giuseppe Granata.

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I saluti sono stati portati dal Presidente del Rotary Dr. Antonino Alberti che ha ringraziato sia le Autorità presenti e sia chi lo ha aiutato nell’organizzazione dell’evento.

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Dopo i saluti del sindaco di Melito, Ing. Giuseppe Meduri,

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quelli del Sindaco di Condofuri Salvatore  Mafrici, delegato dal sindaco della città Metropolitana Giuseppe Falcomatà a rappresentarlo.

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E’ anche intervenuta  la Dr.ssa Maria Pia Porcino, Assistente del Governatore,

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e il Direttore della sede regionale Rai Demetrio Crucitti.

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I lavori sono stati moderati e introdotti dalla Prof.ssa Caterina Capponi.

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La Sala era gremita di persone, tra questi l’Assessore alle politiche sociali del Comune di Melito Patrizia Crea,

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la Dr.ssa Maria Bruni, Assessore Tributi e Ambiente,

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Il Sindaco del Comune di Roghudi nonche Consigliere Metropolitano Pier Paolo Zavettieri.

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Erano anche presenti i Consiglieri comunali di Melito ing. Carmelo Minniti

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e Domenico Scambia.

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Tra i presenti molti autorevoli personaggi esperti di storia antica tra cui il Dr. Tito Squillaci e la sua gentile consorte e il famoso ricercatore e mappatore del territorio Jonico prof. Sebastiano Stranges Ellesmere che mi ha dato una mano nel fare le fotografie,

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la Dr.ssa Silvana Selvaggio Consigliere pari opportunità regionale  e tanti tanti altri. La Prof.ssa Capponi ultimati i saluti  di rito ha introdotto le relazioni magistrali.

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La prima è stata quella del Prof. Alfredo Focà, Ordinario di Microbiologia e Storia della Medicina presso l’Università di Catanzaro, nonchè Governatore emerito del Rotary International Distretto 2100 che ha trattato il tema: “Le vie Millenarie del Commercio nel Mediterraneo”.

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Dopo la relazione del prof. Alfredo Focà è entrata in Sala, applaudita da tutti i presenti, accompagnata dai Sindaci e dal Presidente del Rotary,  L’On.le Dr.ssa Dorina Bianchi, sottosegretario al Ministero dei Beni e delle  Attività culturali e del Turismo.

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Subito dopo la Dr.ssa Capponi ha annunciato la seconda relazione che è stata quella del Prof. Daniele Eligio Castrizio, Ordinario di Numismatica presso l’Università di Messina che ha trattato il tema: “Una ricerca internazionale sui Bronzi di Riace”. Di questa relazione e dei suoi contenuti, naturalmente sempre migliorata, avevo già trattato in questo sito, comunque riassumo: “

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Il prof. Castrizio  inizia citando un grande del Passato, Pitagora di Rhegion, il più grande scultore in bronzo dell’Occidente greco. La sua bravura derivò dalla scuola del suo maestro Clearco di Reggio. Produsse statue colossali in bronzo vedi lo Zeus Altissimo, nel tempio di Atena Calcioico a Sparta. Altre opere furono i bronzi raffiguranti le vittorie nei giochi panellenici degli atleti 480 e 448 a.C.. Pitagora fu il primo a riprodurre i tendini e le vene e il primo a trattare i capelli con migliore diligenza degli altri, suddividendoli con precisione.

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Dopo Castrizio entra nel merito dei segni specifici che si vedono nei bronzi, precisa che lo scultore ha realizzato la raffigurazione simbolica piuttosto che quella naturalistica, infatti nessun guerriero è mai andato in battaglia nudo e senza corazza, quindi ha rappresentato due eroi,  i cui elementi  restanti servono a dimostrare la loro definizione. In sostanza Castrizio dice  che:

il Bronzo A era portatore (attraverso i segni che si vedono nella testa di un elmo corinzio, portato rialzato sulla fronte, per far  vedere bene la faccia (altrimenti diversamente oscurato in volto), una lancia e uno scudo oplitico.

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Nel Bronzo B,  una korinthie kynê (costituita da una cuffia, chiamata in greco kynê, e da un elmo di tipo corinzio), una lancia e uno scudo oplitico.

Tutto questo dimostra che il Bronzo A è un guerriero, come mostrano l’elmo, lo scudo e la lancia;

il Bronzo B è un guerriero, per l’elmo, la lancia e lo scudo, ma era dotato di autorità militare, come dimostra la kynê, che era il segno caratteristico del comandante e del re. Tutti elementi compatibili con il periodo risalente al V° sec. a.C.

Infine il Prof. Castrizio dice che le due statue sono confrontabili con una scena con 5 personaggi raffigurati su vari reperti archeologici che rappresentano il mito del duello finale fratricida, tra Eteocle e Polinice, del grande poeta Stesicoro di Metauro, in cui Giocasta (La madre) tenta di dividere i due figli nel momento in cui essi  lottano uno contro l’altro affrontandosi.

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La scena (individuabile su un apprezzabile numero di sarcofagi attici, formelle in terracotta e urne cinerarie) mostra tutti i personaggi presenti : i due guerrieri si fronteggiano, mentre la vecchia madre, che ha scoperto i seni per ricordare a entrambi di essere fratelli e di avere succhiato il medesimo latte materno, tenta di frapporsi; alle spalle di Polinice si vede sua sorella Antigone; accanto a Eteocle si riconosce il vecchio Creonte, fratello di Giocasta e zio dei due uomini.

Ed ecco la Teoria che viene fuori con forza il Prof. Castrizio sostiene che

Gli studiosi hanno messo in relazione tale scena con un gruppo statuario celebre fino alla tarda antichità, di cui ci dà notizia il polemista cristiano Taziano l’Assiro, vissuto nel II secolo d.C. Lo scrittore, nella sua opera Oratio ad Graecos, (34, p. 35, 24 ss. Schw. = Overb. 501), composta dopo il 165 d.C. a Roma, dove Taziano viveva quale discepolo di San Giustino e membro della locale comunità cristiana, scrive: “Come non è difficile (credere) che teniate in onore il fratricidio, voi che, vedendo le figure di Polinice e di Eteocle, non le ponete in una fossa insieme al loro autore Pitagora, cancellando il ricordo di tale delitto!”.

Osservando i personaggi presenti nella scena, si nota come i due fratelli, Eteocle e Polinice, siano molto simili ai due Bronzi di Riace: infatti i due fratelli sono simmetrici come in un gioco di specchi con i bronzi. Presente anche la smorfia digrignante di Polinice che è la stessa di quella della statua A.

E dal sito www.bronzidiriace.it

 “Un’altra importante testimonianza del gruppo statuario dei Fratricidi di Pitagora reggino la ritroviamo nel poema epico chiamato “Tebaide”, opera di Publio Papinio Stazio edita nel 92 d.C. durante il governo dell’imperatore Domiziano. In essa, il poeta, dovendo descrivere la scena del duello tra i due fratelli, conoscendo bene il gruppo dei “Fratricidi” che si trovava esposto a Roma, forse sul Palatino nella dimora dell’Imperatore, fece ricorso alle statue note a tutti, utilizzandole come un “fermo immagine” di una tragedia rappresentata a teatro. Per raggiungere il suo scopo, a Stazio bastava immaginare i discorsi e fare muovere i suoi personaggi, fino al momento culminante raffigurato nel gruppo statuario. Ecco, quindi, che, all’approssimarsi del duello tra Eteocle e Polinice, la loro madre Giocasta, nell’intento di dividerli si presenta in scena. Essa viene così descritta dal poeta (XI, 315-320): “Ma appena le genitrice ebbe, fuori di sé, con terrore la notizia della sorte funesta, e non tardò a credervi, andava scompigliata nei capelli e nel volto, e nuda nel petto coperto di graffi, immemore di essere una donna e della sua dignità: quale la madre di Penteo saliva verso la cima del monte dell’insania, per recare al crudele Lieo la testa promessa”. La descrizione di Giocasta, come è evidente, ricalca quella della statua del gruppo di Pitagora Reggino. La nostra intuizione trova conforto anche in altri particolari del testo poetico, ma, soprattutto, viene confermata ai versi 396-399 del medesimo libro XI: “Così guardando in modo ostile il fratello; infatti brucia nel profondo del cuore per gli innumerevoli compagni, per l’elmo regale, per il cavallo coperto di porpora e per lo scudo che manda bagliori per il fulvo metallo…”. Richiamiamo l’attenzione su due particolari altrimenti non spiegabili, se non facendo ricorso al gruppo statuario dei “Fratricidi”: l’espressione ostile del volto, che è quello del Bronzo A (che mostra, minaccioso, i denti), e l’elmo del re, che non è attestato nell’uso romano, e che richiama in modo decisivo la kynê del Bronzo B. Essa rappresenta e materializza quel potere regale per ottenere il quale i due fratelli arrivarono alla guerra e non esitarono a uccidersi reciprocamente.

L’ultima questione relativa ai Bronzi è il loro rinvenimento a Porto Forticchio, nel Comune di Riace. Per risolvere questo enigma, occorrerà ripercorrere, sia pure velocemente, le tappe del gruppo statuario di Pitagora Reggino:

  • la terra di fusione rinvenuta all’interno delle statue attesta che le opere furono realizzate ad Argos, nel Peloponneso, dove Eteocle e Polinice venivano venerati come eroi;
  • durante la guerra contro Mitridate, re del Ponto, e poi ancora nel corso della guerra civile tra Mario e Silla, entrambe nella prima metà del I sec. a.C., Argos venne saccheggiata dai Romani, che portarono a Roma le opere d’arte più significative;
  • durante l’età di Augusto, lo scrittore Pausania il Periegeta non vide ad Argos il gruppo dei “Fratricidi”, che era evidentemente già a Roma;
  • nel 92 d.C. il poeta Stazio vide il gruppo a Roma e lo descrisse in modo puntuale nella “Tebaide”;
  • nella prima metà del II sec. d.C., il bronzo B venne sottoposto a un importante lavoro di restauro, che consistette anche del ripristino del braccio destro, previo calco dell’originale andato danneggiato, oltre che di altri aggiustamenti alle labbra;
  • verso il 165 d.C. il cristiano Taziano l’Assiro vide i Bronzi ancora a Roma.

Tra il 165 e il 1972 abbiamo il silenzio assoluto delle fonti, tranne che per il particolare della grossa parete di pithos tardoantica ancora posta tra la mano destra e la coscia del Bronzo A, che permette di ipotizzare un ultimo viaggio dei Bronzi, da Roma verso Costantinopoli, quando Costantino il grande, agli inizi del IV sec. d.C., trasferì nella nuova capitale dell’impero l’intera collezione imperiale di opere d’arte che si trovava a Roma, come testimonia il libro II dell’Antologia Palatina, dedicato alle statue del ginnasio di Zeuxippos, dove forse anche i Bronzi sarebbero stati esposti. Fu in questa occasione che la nave oneraria che li trasportava, fermatasi nel Porto di Kaulonia, oggi Porto Forticchio, venne investita da una mareggiata e andò a sbattere sulla diga foranea, disperdendo il suo carico”. Magnifica ricostruzione del Prof. Daniele Castrizio che assolutamente merita un plauso e molta attenzione per la sua incontestabile veridicità. Dopo questa magistrale relazione è intervenuta l’On.le Dorina Bianchi Sottosegretario di Stato ai Beni Culturali e al Turismo che ha concluso i lavori ed è stata applaudita da tutti i presenti in Sala. Che dire complimenti al Rotary per questa iniziativa ben vengono altre simili per avvicinare i cittadini a questa cultura che ci appartiene. A Nino complimenti vivissimi per questa sua ultima iniziativa da Presidente del Rotary, ulltima perchè presto finirà il suo anno rotariano da Presidente, auguro a Lui una felice carriera rotariana e professionale perchè è una persona veramente meritevole. Dopo l’intervento del Viceministro tutti hanno trascorso una felice serata nel ristorante “La Casina dei Mille”

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cosi come potete vedere nella Galleria fotografica che segue.

Melito di Porto Salvo, li 18.6.2017

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