Il Sito di Daniele Dattola

Melito Circolo Meli Ai tempi della città dei Tukki la vallata del Tuccio

Si è svolto a Melito di Porto Salvo giorno 21.9.2014 alle ore 17.30 un importante convegno dal Tema:”la Vallata del Tuccio…ai tempi della città dei Tukki” presso il Circolo Culturale “Meli”, l’idea è nata sulla scorta di una pubblicazione inerente questo argomento su questo sito alla seguente pagina http://dattola.com/22424/melito-ai-tempi-della-citt-di-tukki-la-vallata-del-tuccio/

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Il Convegno è stato introdotto dal Presidente del Circolo Culturale Meli avv. Pasquale Pizzi

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e mirabilmente moderato e condotto dal Dr. Renzo Iacopino già Direttore Sanitario dell’ASP n. 5 di Reggio Calabria

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che ha fatto un excursus della storia del ritrovamento delle 54 pergamene, scritte in greco, conservate nel Duomo della città di Messina e  trafugate insieme ad altre 1500 pergamene in Spagna, azione condotta dagli spagnoli quando rientrati nella città di Messina vollero portare via quei documenti per segno di dispetto alla città e ai messinesi al fine di privare la memoria storica della stessa città. Dopo circa due secoli le pergamene furono ritrovate in Spagna e fatte rientrare in Italia  dove furono riprodotte e dopo pubblicate dalla prof.ssa Cristina Rognoni docente all’Università di Palermo nel libro (Les actes privés grecs del’Archivo Ducal de Medinaceli (Tolède) II: La Vallée du Tuccio, XIIe-XIIIe siècles) nell’ottobre 2013 – edizione francese riportando i documenti in lingua greca. Il prof. Domenico Minuto noto grecista e studioso della costa ionica meridionale, scrittore autorevole di molte opere che riguardano il nostro territorio li ha tradotti da questo libro, dal greco all’italiano.

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Questa per noi rappresenta una fonte autorevole di documenti attraverso i quali si può risalire e ricostruire la storia di quei periodi e la vita quotidiana delle nostre popolazioni, le attività produttive, che cosa si coltivava nei nostri territori, i traffici commerciali dell’intera vallata con i territori vicini di RC, la Locride, e la Piana di Gioia Tauro, traffici che avvenivano attraverso le mulattiere e i sentieri  che da Reggio attraversavano tutti i paesi interni. Il Prof. Minuto con un intervento, di una professionalità unica, ha relazionato sul contenuto delle traduzioni e degli argomenti che riguardano le 54 pergamene. Il Prof Minuto ha relazionato sul contenuto delle 54 pergamene, leggendo per qualcuna l’intera traduzione, dal contenuto delle stesse si capisce che l’argomento è veramente interessante è da uno spaccato di vita relativa a quel periodo.

Dopo il prof. Minuto è intervenuto un’ Autorevole nome nel campo dell’archeologia, la Dr.ssa Rossella Agostino,

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responsabile Archeologa della costa ionica e Tirrenica meridionale, fascia ricadente nell’attuale provincia di Reggio Calabria, nonchè Direttrice del Museo archeologico nazionale di Locri, nella veste di funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. La Dr.ssa Agostino laureatosi in lettere classiche, si è specializzata in archeologia classica presso L’università degli studi di Pisa, autrice di numerose pubblicazioni scientifiche su tematiche storico archeologiche legate ai territori di competenza, più  volte ho assistito a sue lezioni magistrali di archeologia, e finalmente ho avuto il piacere di averla a Melito, dove ha parlato del nostro territorio, dei collegamenti attraverso le vie interne che univano il Tirreno allo Ionio e viceversa. Attraverso le ricerche e ultimamente ad alcune scoperte, si può affermare  la vivacità di queste aree nel periodo Romano e successivo, un esempio per tutti la villa romana di Casignana. Questo territorio va visto come territorio vissuto, nel nostro territorio c’e tanto da fare e da conoscere qui la ricerca è stata troppo parziale e parcellizzata bisogna approfondire il passaggio tra l’età tardo antica e il momento successivo, per capire cos’è accaduto in questa fascia pre aspromontana, in pratica non sappiamo cosa è accaduto nella cronologia degli eventi, ha parlato della villa del Naniglio dove accanto alla parte abitativa c’era quella produttiva.Tutte le ricognizioni del nostro territorio hanno cominciato a dare i loro frutti per questa presenza di piccoli insediamenti agricoli, i trasporti , l’organizzazione , i commerci, bisogna valorizzare tutte le scoperte. Bisogna fare conoscere a tutti, attraverso la creazione di percorsi, sia costieri che aspromontani, il nostro territorio dal punto di vista storico archeologico. Ha parlato delle varie realtà locali. Abbiamo bisogno di punti fermi, più siamo e meglio è, speriamo che riusciamo a organizzarci meglio per scoprire di più. Dopo l’intervento della Dr..sa Agostino, quello del prof. Salvino Nucera

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che ha trattato l’argomento sulla lingua grecanica e bizantina nella vallata. Il giardino letterario era gremito di persone

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Qui di seguito la storia dei documenti cosi come riportata nel mio primo articolo. Il Dr. Renzo Iacopino già Direttore Sanitario dell’ASP n. 5 di RC, ha il merito di avere promosso nel nostro territorio un incontro di studio alla Porta del Parco di Bagaladi, sabato 15.2.2014 facendo un’analisi nella quale è emersa un’immagine della vallata del Tuccio nel Basso Medioevo, dove è stato messo in evidenza, che la storia di questo luogo, come si è sempre creduto è lontana dall’essere “Oscura”, tanto che merita ulteriori approfondimenti.

Per parlare della storia di questa vallata devo fare un passo indietro, intorno agli anni dal 1100 al 1400 tutti i Monasteri e chiese esistenti nel nostro territorio dipendevano dall’Archimandrita del SS. Salvatore di Messina.

Dopo il Sinodo di Melfi tenuto tra chiesa e Normanni (3-25 agosto 1059) per porre termine e ricomporre la questione dell’assetto religioso del Mezzogiorno, dando alla Santa Sede i territori dei patriarchi di Costantinopoli, i monaci italogreci prima avversati dai nuovi dominatori, ebbero concessioni di privilegi, terre e benefici, perché gli stessi avevano influsso sulle popolazioni, e il loro sapere veniva trasmesso producendo vantaggi economici. Ruggero II°.

 Con un Diploma di febbraio 1133 abolì l’autonomia dei Singoli Monasteri, unificandoli e riconducendoli ai monasteri latini. Nella riorganizzazione fu privilegiato il Monastero del SS Salvatore di Punta Faro a Messina, e gli furono assegnati 44 Monasteri tutti posti in Sicilia e nella parte Meridionale della Calabria. Nel 1078 fu introdotto dall’arcivescovo Arnolfo il rito latino in Calabria. Ruggero II° (1128-1154) ebbe il merito di fondare alcuni Monasteri nel territorio Calabrese, tra cui Sant’Angelo di Valle Tuccio e tanti altri. L’elenco delle chiese e dei  Monasteri lo ritroviamo per Pentedattilo ben descritto nel libro di Cesare Minicucci (Tralascio le denominazioni in quanto non riguardano il nostro argomento). Un altro libro curato dallo studioso Prof. Domenico Minuto traccia e identifica, mappandoli tutti i Monasteri:”Catalogo dei monasteri e dei luoghi di culto tra Reggio e Locri”. Vi riporto solo quelli che a noi riguardano in questo argomento:

 MONASTERI DI VALLETUCCIO

Monastero di S.Angelo  (di Michele Arcangelo);

Monastero femminile di S. Caterina;

Monastero (O Monasteri) di S. Fantino;

Monastero di S. Ghelasio (?);

Chiesa o Monastero di S. Giorgio;

Monastero di S. Maria De Pergulis;

Chiese di S. Lorenzo;

Chiese di Bagaladi.

 La città di Messina ottenne dalla corona spagnola moltissimi privilegi, tra cui nella metà del 600 quello del Monopolio della seta. Questo monopolio fu avversato dalla Sicilia intera con in capo la città di Palermo. Nel 1674 esplode a Messina una rivolta del ceto nobile che era tenutario dei privilegi, dopo alterne vicende, i nobili messinesi chiesero al re francese Luigi XIV° aiuto militare. Dopo averlo ottenuto in un successivo periodo il re Sole firmò il trattato di Nimega, nel quale si disimpegnava dai legami con la Sicilia, abbandonando la città messinese alle ritorsioni spagnole. Infatti il Viceré spagnolo, Don Francesco De Bonavides fu mandato li a gestire con durezza la città di Messina. Abolendo privilegi, cariche e anche i palazzi istituzionali, infatti fu abbattuto il palazzo del senato, simbolo del Governo della città, erigendo al suo posto la statua di Carlo II°, abolì la zecca, esiliò molti messinesi e fece portare via in Spagna tutti i documenti tenuti nella torre del Duomo di Messina, tra questi le pergamene contenenti tutti i privilegi concessi alla città, e i manoscritti greci che facevano parte della biblioteca  donata a Messina  da Costantino Lascaris nel 1400 (fondo Messina).

Con questa azione gli Spagnoli vollero cancellare l’identità della città, dichiarandola città “morta civilmente e indegna di ogni onore”. Passarono tre secoli, quando uno studioso siciliano insieme a uno spagnolo di Siviglia scopre che in quest’ultima città di Siviglia esistono documenti che riguardano la città di Messina, infatti nell’archivio del Duca di Medinaceli, vengono ritrovate le pergamene del Fondo Messina. Il Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro, fu sollecitato dall’ing. Cesare Fulci ad intervenire per riportare in Italia questo tesoro di documenti. Il laboratorio Paolo Ferraris di Torino si consegnò tali documenti per il tramite del Ministero dei beni Culturali, e li restaurò microfilmandoli.

Furono restaurate 1425 pergamene  nel 1993, 1310 pergamene furono restituite a Siviglia. mentre 115 furono utilizzate per essere esposte in una grande mostra a Messina, palazzo Zanca, tenuta dal 1 marzo al 28 aprile 1994 dal tema “Messina, il ritorno della memoria storica”.

Molte di queste pergamene provengono dal Monastero del SS Salvatore di Messina, cinquanta riguardano la vallata del Tuccio nel periodo dal 1130 al 1280.

 L’elaborazione e traduzione dei 54 documenti Medinaceli riferiti alla Valle Tuccio. (Les actes privés grecs de l’Archivo Ducal de Medinaceli (Tolède) II: La Vallée du Tuccio, XIIe-XIIIe siècles) è stata effettuata dalla titolare incaricata professoressa Cristina Rognoni, docente all’Università di Palermo, la Rognoni in questa pubblicazione dell’ott-nov.2013 – edizione francese-ha riportato i documenti in lingua greca.

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Il Prof. Domenico Minuto, studioso e scrittore autorevole di molte opere che riguardano il nostro territorio,  li ha tradotti da questo libro.  Questa per noi rappresenta una fonte autorevole di documenti attraverso i quali si può risalire e ricostruire la storia di quei periodi e la vita quotidiana delle nostre popolazioni, le attività produttive, che cosa si coltivava nei nostri territori, i traffici commerciali dell’intera vallata con i territori vicini di RC e la Locride, traffici che avvenivano attraverso le mulattiere e i sentieri  che da Reggio attraversavano tutti i paesi interni.

Riporto infine l’argomento di una pergamena, derivante da una scrittura pubblica del 31 agosto del 1287. Leone Volendo e Costantino Còtrupos, Giudice e notaio della città di Tukki, attestano, unitamente ad altri firmatari, che su ordine del reverendo vestiario, dell’illustre monastero del Salvatore di Messina, Basilio di Kikkiuni, avendo il suddetto monastero subito disordini e danneggiamenti, alcuni uomini della città di Tukki, sono stati dallo stesso Basilio trasferiti irregolarmente nel castello di Pentedattilo e li dimorano in prigione etc etc.

In questo atto viene citata più volte la città di Tukki che dovrebbe corrispondere a San Pantaleone o Corio, tutto ciò giustificherebbe  un’apposita approfondita analisi dei documenti e dei luoghi per dare a questa vallata la sua meritata storia e questo non può che avvenire con il contributo del Prof. Domenico Minuto che di queste cose si è occupato per tutta la sua vita. Analizzando anche il linguaggio delle pergamene cioè del Greco che si scriveva e parlava a quell’epoca, con l’attuale lingua Greca. Quindi arrivederci ad un prossimo definitivo importante Convegno su questo argomento. Pubblicherò a parte, con altro articolo, il contenuto delle 54 pergamene tradotte dal Prof. Minuto.

Melito di Porto Salvo, li 21.9.2014

daniele dattola

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